436050.D – Tempo lavoro TL (9% TA), GET – Gettare nell’Evoluzione Tutto, di Rino Masseroni, 2018
CAP. 436050.D
Tempo lavoro TL (9 %TA) [1]
Dalle analisi fin qui condotte ci rendiamo conto che difficilmente l’uomo ha mai progettato il suo futuro, gli avvenimenti si sono sempre svolti secondo la regola del conflitto, oggi il nostro patrimonio socioculturale può permetterci di superare le ultime miserie.
Il lavoro è stato il garante della nostra evoluzione, la fatica per la sopravvivenza ha segnato tutta la nostra storia; nella Grecia antica nessuno schiavo ha mai lavorato per più di sei ore al giorno, nel Seicento in genere si lavorava per quattro ore al giorno[2] fu l’industrializzazione che da oltre due secoli ha trasformato i rapporti di lavoro secondo la logica del puro sfruttamento.
Il tempo lavoro dei bambini e delle donne[3] nella prime fabbriche sorte in Inghilterra era di 4.000 ore annue pari al 50% del loro tempo attivo, questo nella situazione del peggiore sfruttamento dell’uomo sull’uomo dove la vita media delle fasce meno abbienti era la metà rispetto ai benestanti loro contemporanei. Molte fabbriche avevano al loro interno un livello d’inquinamento simile alle miniere.
Con l’inizio del ’900 e dopo un secolo di lotte, il tempo lavoro passò a circa 2.400 ore l’anno, per stabilizzarsi nel secondo dopoguerra a circa 1.700 ore annue che rappresentano circa il 15% del tempo attivo, considerando che il tempo vita, aumentando notevolmente per le categorie più povere, divenne infine uguale per tutte le classi sociali.
È possibile organizzare la distribuzione del lavoro e prevedere un livello di benessere più elevato per tutti, passando dalle attuali 40 ore lavorative settimanali a 25 ore, garantendo e dividendo il lavoro per tutti si raggiungerebbero così 1.000 ore di tempo lavoro annuo; il TL diventerebbe così il 9% del nostro TA.
«In ogni branca dell’industria il numero delle ore lavorative settimanali dovrebbe essere tanto ridotto per legge da abolire sistematicamente la disoccupazione. Contemporaneamente dovrebbero essere fissati dei salari minimi in maniera che il potere d’acquisto dei lavoratori sia adeguato alla produzione.»[4].
«… È possibile calcolare il minimo di lavoro che si richiederebbe per soddisfare – in misura anch’essa da calcolare – i bisogni vitali di tutti i membri di una società, purché le risorse disponibili fossero usate a tal fine senza essere vincolate ad altri interessi, e senza impedire l’accumulazione del capitale necessario allo sviluppo della società.»[5].
Lo Stato deve farsi garante del lavoro con un reddito adeguato per tutti, questo porterebbe all’eliminazione della disoccupazione tecnologica, dovuta alla meccanicizzazione del lavoro sempre più evidente che, se non controllata, porterebbe al raddoppio dei senza lavoro.
10 – Esercizio: Progettare un programma di raccolta dati per la distribuzione del lavoro nel territorio, in funzione di:
– categorie di cittadini;
– professionalità;
– mestieri produttivi;
– attività di interesse pubblico;
– corsi socioculturali e professionali.
[1] (2018) Rino Masseroni, GET, ILMIOLIBRO, Roma 2018, pag. 106.
[2] (2014) Domenico De Masi. Mappa Mundi, Rizzoli, Milano 2014, pagg. 110 e 400.
[3] (1845) Friedrich Engels. La situazione della classe operaia in Inghilterra, Editori Riuniti, Roma 1972.
[4] (1956) Albert Einstein. Il mondo come io lo vedo, Corriere della Sera, Milano 2009.
[5] (1964) Herbert Marcuse, L’uomo a una dimensione, Einaudi, Torino 1967, pag. 242.