510100.D – Clientelismo e privatizzazione del pubblico, Quaderni di sociologia
78 | 2018
Clientelismo e privatizzazione del pubblico la società contemporanea
Presentazione
Pietro Fantozzi e Francesco Raniolo
p. 5-10
Testo | Bibliografia | Note | Citazione | Autori
Testo integrale
PDF 168k
1Ritornare ancora a parlare di clientelismo può sembrare un esercizio poco originale, tanto più se il punto di vista da cui si muove è quello del sistema politico italiano e del Mezzogiorno. Si corre il rischio di confermare l’esistenza di una cultura politica fatalista (Douglass e Wildavsky, 1982) e di non riuscire a cogliere gli elementi di cambiamento, anche nelle forme di ibridazione, pur esistenti.
2I contribuiti raccolti in questo numero speciale, in verità, provano a rompere le immagini stereotipate che stanno dietro al clientelismo come cifra del «caso italiano». Non che il fenomeno, come si poteva ricavare in qualche lettura – in verità più della pubblicistica che di studiosi – fosse destinato a scomparire. Tutt’altro visto la perseveranza nel Mezzogiorno d’Italia delle condizioni strutturali che lo hanno alimentato. Anzi, la ricerca comparata mostra come fenomeni di clientelismo siano riemersi e abbiano acquistato rilevanza con la terza e quarta ondata di democratizzazione, confermando in un certo senso uno degli imperativi connaturati all’esistenza dei partiti politici – al riguardo basta rileggere la definizione di partito di Max Weber – e, comunque, all’esistenza di linkages formali e informali tra cittadini e istituzioni. I lavori qui raccolti ci spingono a guardare alle forme evolutive che il clientelismo quale strumento di governo, se si vuole primordiale, ma efficace per le funzioni che svolge, ha ancora oggi nel nostro sistema politico così come nelle società del xxi secolo.
3Il tema è al centro del contributo di Fantozzi e Raniolo, dove si ricostruisce lo sviluppo del sistema clientelare nel Mezzogiorno e le strette relazioni con il formato e la meccanica del sistema partitico nazionale e i processi di democratizzazione. L’affermazione del «clientelismo populista» (Piattoni), in uno scenario di crisi economica prolungata, offre un possibile sviluppo associato alla presenza dei «nuovi partiti di protesta» o neo-populisti, tanto più se vanno al governo (Morlino e Raniolo, 2018). Tema per altro, quello del clientelismo nella variante latinoamericana, che emerge anche nel contributo della Piattoni riferito all’Italia della cosiddetta Seconda Repubblica. Ma anche la crisi dei partiti sul versante della rappresentanza e della mediazione delle domande sociali ha lasciato spazio ad altri attori, più o meno informali, nel colmare il vuoto che si è venuto a creare tra istituzioni politiche e società – si vedano al riguardo i contributi di Busso, Martone e Sciarrone, nonché Brancaccio.
4D’altra parte, un diverso tipo di cambiamento, tipico dei regimi democratici del xxi secolo, è stato quello dell’ibridazione, se non addirittura della sostituzione, tra clientelismo e altri fenomeni contigui che inficiano la qualità delle democrazie mature o nuove. Si veda il contributo di Busso, Martone e Sciarrone che ha al centro lo sviluppo di network clientelari-affaristici.
- 1 Quella, appunto, di spartire/distribuire, logicamente preceduta dall’azione del prendere/conquista (…)
5Sulla base delle evidenze analitiche ed empiriche che si ricavano dagli articoli pubblicati in questo numero di «Quaderni di Sociologia» proponiamo di concettualizzare il clientelismo come una forma di privatizzazione del pubblico (Raniolo, 2013). Nella scelta di questa espressione seguiamo la proposta teorica di Norberto Bobbio (1999) e, più esattamente, consideriamo tale processo un effetto perverso derivato dalle opportunità di azione e di scelta che i regimi democratici di massa offrono ai leader politici e ai loro partiti in contesti, specie quelli occidentali, vincolati dai principi e dalle procedure dello Stato di diritto (rule of law). In sostanza, l’azione politico-amministrativa si qualifica ora per la violazione di regole e procedure stabilite (legalità), ora per il tipo di benefici che produce la distribuzione selettiva di beni (particolarismo) o ancora per la prevalenza di legami fiduciari nel rapporto tra principale e agente (personalizzazione). Tali aspetti si presentano in maniera indipendente tra di loro o in combinazione, come nel neo-patrimonialismo (Raniolo, 2016a; Costabile e Fantozzi, 2012) o nelle forme di microclientelismo analizzate da Brancaccio nel suo contributo su Napoli proprio in un contesto storico e urbano di recessione delle organizzazioni collettive di trasmissione della domanda e di rappresentanza degli interessi. Tale insieme di fenomeni, più in generale, rimandano ad una vera e propria faccia primordiale della politica1 che rimette al centro la dialettica potere-autorità.
- 2 Se in questi rapporti funzionali o istituzionali prevalgono gli interessi dell’agente (auto-ammini (…)
6Per chiarire il punto può essere utile ricorrere ancora alle suggestioni della «teoria dell’agenzia» o principale-agente (per questa impostazione si veda Raniolo, 2008). In questo caso la privatizzazione del pubblico può essere affrontata nei termini della mancata congruenza tra i fini/interessi del mandante o principale (il proprietario, il sovrano, il popolo, la maggioranza, e così via), e i fini/interessi del mandatario o agente,cioè l’attore individuale o collettivo al quale è stata delegata una certa attività da svolgere. Se con Pizzorno (1992, 13 ss.) ammettiamo che ciascun agente-mandatario può essere portatore di lealtà plurali, di fini e interessi multipli, diventa cruciale il problema dell’allineamento tra questi fini “altri” con quelli dell’istituzione e dei vertici decisionali (politico-partitici), si pone il problema cioè della coincidenza tra lealtà istituzionale ed extra-istituzionale2. Un disallineamento che può condurre, come si diceva, a violare la legge, a favorire interessi segmentali, o far prevalere lealtà personali o particolari. Nel complesso il quadro che si ricava si può concettualizzare grazie ad uno schema di Raimondo Catanzaro (1980), ciò che qui ci interessa è, in particolare, la parte a sinistra:
Tab. 1 Tipi di conformità o obbedianza
Fonte: Catanzaro (1980, 56)
basata su comandi | o sulle risorse possedute | |
potere diretto che può essere esercitato: | potere condizionante (potenza) | |
per fini istituzionali | o extra-istituzionali | |
situazione di autorità | situazione di potere |
7Da questa ottica, la privatizzazione del pubblico finisce per costituire una situazione di potere, attraverso cui le finalità istituzionali vengono piegate alle esigenze opportunistiche più varie o al perseguimento di fini extra-istituzionali (partitici, di club, affaristici, mafiosi).
- 3 Sul conflitto di interessi con riferimento specifico al caso di Berlusconi si veda Ceri (2011) e P (…)
8Più in generale, i tipi di abuso privato delle risorse o ruoli pubblici che ne conseguono sono molteplici – riprendiamo qui con qualche modifica la tassonomia di Simona Piattoni (2007), si veda anche il suo contributo in questo fascicolo. Segnatamente, tali tipi derivano o da posizioni ricoperte nel sistema sociale che individuano dei veri e propri poteri di fatto (condizione strutturale) o da particolari corsi di azione opportunistici (condizione relazionale). Rientrano nel primo tipo (abusi strutturali dei ruoli pubblici) i conflitti di interessi che conseguono dalle situazioni oggettive in cui si trovano ad agire i detentori di cariche pubbliche quando devono prendere decisioni che interferiscono con i loro interessi privati3. Così come vi ritroviamo parimenti le distorsioni che derivano dal detenere delle posizioni di monopolio di certe risorse o servizi. Situazioni che si possono declinare anche come potere posizionale.
Tab. 2 Forme di abuso a fini privati delle istituzioni pubbliche
Fonte: S. Piattoni (2007, 31) con adattamenti.
Condizioni strutturali (situazioni) | Condizioni relazionali (scambi asimmetrici) | ||
Politici-Politici | Leader-Seguaci | Politici-Elettori | |
Conflitto di interesse | Trasformismo (Cambi di casacca) | Patronaggio (Spoils system) | Clientelismo (Particolarismo) |
Posizioni di rendita (Monopolio) | Consociativismo Scambi di voto | Voto di scambio Corruzione |
- 4 Sotiropoulos (2004) ha distinto tra «clientelismoalla base» (at the bottom) e «clientelismo al ve (…)
9Sono, invece, del secondo tipo (abusi relazionali dei ruoli pubblici) tutta una serie di scambi asimmetrici, talvolta illegali, che si possono ricondurre a tre fattispecie idealtipiche: scambi tra politici per lo più eletti e cittadini-elettori, tra gli stessi politici (nelle aule assembleari o nelle sedi decisionali) e, infine, tra leader di partito e seguaci-attivisti. Rientrano nel primo caso il clientelismo, la distribuzione di benefici al proprio collegio (constituency service), la corruzione. Con la differenza che nei primi due casi si scambiano voti, nel terzo, nel quale facciamo rientrare anche la concussione, si scambia denaro. Nel secondo tipo di scambio politico si possono annoverare tutti quei rapporti diretti tra rappresentanti come il trasformismo, il consociativismo all’italiana (per questa precisazione si veda Raniolo, 2016b), i cambi di casacca, lo scambio di voti in Parlamento. Per finire, e siamo al terzo tipo di scambio politico, in qualche modo intermedio tra i primi due (elettori-politici e deputati-deputati), che coinvolge i leader di partito – specie se con ruoli di governo – e i loro simpatizzanti o attivisti (leader-seguaci). In quest’ultima fattispecie troviamo il patronage inteso come «il potere di un partito di nominare persone in posizioni di rilievo della vita pubblica o semipubblica» (Kopechý, Scherlis e Spirova, 2008, 4; Kopecký e Mair, 2006; per il caso italiano Di Mascio, 2012) – si veda ancora il contributo di Piattoni e di Fantozzi e Raniolo. Potremmo parlare anche di «patronaggio» delle occupazioni (job patronage), un fenomeno che investe le cariche non apicali delle amministrazioni pubbliche e che, pertanto, appare sovrapponibile al «sistema delle spoglie» e che conserva una stretta correlazione fattuale con il clientelismo. Con riguardo a questo ultimo, va precisato che i due concetti (patronage e clientelismo) vengono talvolta considerati sinonimi, aggiungiamo erroneamente. Non fosse altro che il clientelismo riguarda le relazioni con la società, mentre il patronage investe i rapporti con l’amministrazione. Si potrebbe anche dire che il primo comporta degli scambi dal basso, il secondo dall’alto4. Il primo investe una pluralità di benefici e di risorse il secondo esclusivamente cariche amministrative e, ancora, il clientelismo è orientato al procacciamento di voti, mentre il patronage assolve a svariate funzioni (Di Mascio, 2012).
Bibliografia
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Note
1 Quella, appunto, di spartire/distribuire, logicamente preceduta dall’azione del prendere/conquistare e seguita da quella del produrre/coltivare per riprendere una celebre distinzione di Carl Schmitt (1953, trad. it. 1972).
2 Se in questi rapporti funzionali o istituzionali prevalgono gli interessi dell’agente (auto-amministrazione) ci imbattiamo in una serie di «fenomeni emergenti» quali: lo sviluppo del potere informale dei dirigenti pubblici (il cosiddetto “mandarinato”); la crescita degli apparati amministrativi (in termini di risorse, strutture, risorse umane); l’auto-conservazione dei ceti dirigenziali; lo sviluppo di rigidi networks organizzativi (per questa analisi si veda Lippi e Morisi, 2005, 152; Poggi, 2013).
3 Sul conflitto di interessi con riferimento specifico al caso di Berlusconi si veda Ceri (2011) e Passigli (2001).
4 Sotiropoulos (2004) ha distinto tra «clientelismoalla base» (at the bottom) e «clientelismo al vertice» (at the top). Più in generale, Miglio (2011) parla di «rendita politica», nozione comprensiva tanto dell’assegnazione di offices che di risorse di vario tipo.
Per citare questo articolo
Notizia bibliografica
Pietro Fantozzi e Francesco Raniolo, «Presentazione», Quaderni di Sociologia, 78 | 2018, 5-10.
Notizia bibliografica digitale
Pietro Fantozzi e Francesco Raniolo, «Presentazione», Quaderni di Sociologia [Online], 78 | 2018, online dal 01 janvier 2020, consultato il 18 janvier 2021. URL: http://journals.openedition.org/qds/2127; DOI: https://doi.org/10.4000/qds.2127
Autori
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