654200.D – Istruire e integrare (scuola 5+5+5), GET, Gettare nell’Evoluzione Tutto, di Rino Masseroni, 2018

CAP. 654200.DP

Istruire e integrare (scuola 5+5+5) [1]

   Lo sviluppo fisico e mentale dell’individuo avviene, secondo Piaget[2], attraverso le seguenti fasi:

  • il neonato fino a 2 anni è nella fase dell’assimilazione sensomotoria considerata al pari di una vera e propria rivoluzione copernicana per il nostro corpo e mente;
  • la prima infanzia dai 2 ai 7 anni trasforma profondamente la capacità intellettiva e relazionale;
  • la seconda infanzia dai 7 ai 12 anni è la fase della socializzazione dove l’individuo, diventando razionale, abbandona il predomino dell’egocentrismo;
  • nell’adolescenza dai 12 ai 18 anni l’individuo acquisisce la libertà di pensare e di agire definendo la sua personalità e il rapporto con gli adulti ed il mondo esterno;
  • a 18 anni si può considerare una persona ormai adulta capace di intendere e di volere, ma impossibilitata a vivere autonomamente perché le comunità sono difficilmente disposte ad accogliere le novità.

   L’istruzione obbligatoria uguale per tutti fu una conquista del secolo scorso, legata alla ricchezza del surplus totale; nel 1795 per primo Condorcet concepì il concetto di istruzione obbligatoria per tutti i sessi[3].

Siamo passati dall’insegnamento delle 7 discipline medioevali, alle 10 attuali, obiettivo è portarle a quelle indicate nella tabella 3 Realtà GET.

   La Chiesa nel Medioevo istruì i preti al controllo del popolo, furono guardiani di schiavi a tutti gli effetti, la nobiltà non era istruita, l’emergente borghesia seguì il ciclo delle università e delle conquiste delle scienze, i popoli e i proletari in Europa a partire da fine ’800 iniziarono a frequentare le scuole serali dei partiti e sindacati, successivamente il boom economico a partire degli anni ’60 del secolo scorso portò alla scolarizzazione di massa; oggi il problema è la formazione di una nuova tipologia di istruzione in grado di incrementare l’efficienza della democrazia.

   «Nel 1905 in Italia fu fondata a Milano, dai socialisti, la società filantropica L’Umanitaria, una scuola pratica di legislazione sociale che perseguiva lo scopo “di abilitare un numero di lavoratori ad occupare posti eventualmente liberi nell’ispettorato statale del lavoro, nelle federazioni sindacali e nelle camere del lavoro, nelle società di mutuo soccorso o negli uffici di collocamento”. Il corso durava due anni e dopo gli esami finali rilasciava diplomi di abilitazione. Nel 1908 la scuola era frequentata da 202 allievi, tra i quali 37 funzionari di sindacati e cooperative, 4 dirigenti di uffici operai di collocamento, 45 impiegati e appartenenti a libere professioni e 112 operai.»[4].

   L’istruzione non deve essere legata principalmente al tipo di professione ma a quale tipo di società vogliamo, poiché le macchine possono ormai sostituire non solo gli operai e gli impiegati ma anche i laureati in quasi tutti i mestieri. I laureati saranno tra le categorie con minor possibilità di impiego, costatati gli sviluppi dei vari settori lavorativi.

   La suddivisione attuale della scuola dell’obbligo in tre cicli è da considerarsi corretta, basterebbe anticipare l’inizio del primo ciclo (scuola materna/elementare) a partire dai 3 anni, mantenendo i tre cicli scolastici, equilibrandoli a cinque anni ciascuno (5+5+5 anni) ed in particolare:

  • I ciclo dai 3 agli 8 anni dove i bambini avranno come obiettivo la socializzazione e l’apprendimento delle conoscenze fondamentali;
  • II ciclo dagli 8 ai 13 anni in cui dovranno essere approfondite le materie fondamentali;
  • III ciclo dai 13 ai 18 anni in cui le discipline dovranno essere affrontate e sperimentate in modo interconnesso.

    La sperimentazione di attività pratiche, anche minime, la manipolazione del legno, del ferro, meccaniche, elettriche, edili, di falegnameria, della terra, possono dare il senso del lavoro nel III ciclo in collegamento con lo studio della tecnica.

   L’insegnamento della democrazia come materia che mette in movimento nuove dinamiche per diventare prassi di vita è il compimento degli scopi della scienza e della tecnica.

Studenti Û insegnanti Û genitori Û amministratori sono gli attori che devono collaborare per una buona riuscita dell’insieme degli insegnamenti, rimane la preoccupazione che se non sono in continuo rapporto collaborativo il loro operato rimarrà limitato.

   «… Il futuro cittadino sia fornito di precise nozioni di politica e di economia sociale… Più campo alla filosofia delle scienze, delle arti, della storia, e soprattutto alla filosofia sociale e politica. Infine sarebbe necessario creare una istruzione civica superiore: occorrerebbe fondare nelle nostre facoltà delle cattedre per l’insegnamento delle scienze sociali.»[5].

   Il mercato, la finanza, l’industria procedono, nel loro operato, solo nella logica del profitto (denaro Û lavoro/sfruttamento Û denaro), la tecnologia copia incolla a livello planetario ha reso la competitività insignificante, vale solo il prezzo del prodotto, la qualità è stata standardizzata, lo stesso dovrà avvenire per il servizio scolastico che dovrà essere omologato, la qualità sarà decisa dai cittadini in quanto committenti e clienti.

Il potere politico e l’apparato scolastico forniscono un’istruzione comparabile a un prodotto di mercato quasi astratta ed insensibile alle reali problematiche che sembrano non riuscire in alcun modo a varcare la porta degli edifici scolastici.

La trasmissione del sapere è il principale scopo dell’educazione a cui deve essere affiancata la prassi di partecipazione alla vita democratica partendo dal III ciclo scolastico, portando il raggiungimento della maggiore età a 16 anni, consentendo l’accesso al diritto di voto come già avviene in alcune nazioni.

   In Italia fu resa obbligatoria la scuola media con la riforma del 1962, per arrivare al 100% di diplomati nella scuola media inferiore bisogna con gradualità aspettare la classe dei nati nel 1976 che ottenneto tale licenza nel 1990. Per portare l’obbligo scolastico a 14 anni ci sono voluti 67 anni dalla proclamazione ufficiale di Gentie nel 1923, 28 anni dall’approvazione della riforma della scuola media e 24 dalla prima generazione che ne ha usufruito. Quanti ce ne vorranno di anni per concretizzare un autentico obbligo scolastico fino a 18 anni, visto che tutti i politici dicono di voler aiutare le nuove generazioni e le ultime riforme della scuola sono insignificanti.[6]

   Negli anni 50 del secolo scorso la composizione delle classi nelle scuole elementari era determinata dall’élite che comprendeva i direttori della scuola, della chiesa, della politica e i ricchi borghesi; essi selezionavano gli allievi per ceto sociale, le distinzioni erano nettamente visibili tra i figli dei ricchi borghesi, commercianti, artigiani, impiegati e operai. La prima classe era quella che avrebbe poi governato e coordinato la cultura ufficiale, diventando nei fatti i futuri dirigenti di fabbriche, banche e politicanti per mestiere, erano gli Oratoriani che di cristiano non avevano proprio nulla, questo almeno avveniva in Lombardia, il loro esempio ha sostanzialmente contribuito all’allontanamento dei molti dalla religione cattolica. Le restanti classi erano composte dai ceti sociali inferiori destinati a entrare nel mondo del lavoro in posizioni sfavorevoli e a occupare ruoli marginali all’interno della società. Le classi dei poveri superavano i quaranta alunni mentre quelle dei ricchi erano notevolmente inferiori di numero.

   Le generazioni attuali si sono evolute fondendosi in un’unica classe, il risultato è che molti istruiti a livello universitario si trovano a svolgere lavori che in precedenza erano riservati a persone con un grado di istruzione inferiore, occorre stabilire quanti devono studiare a livello superiore e in quali discipline.

   «… Ci si deve quindi chiedere quale possa essere la piattaforma più conveniente di previsione della monodopera nei confronti della pianificazione scolastica e delle sue esigenze. Il rapporto intercorrente fra istruzione, specializzazione, capitale investito e variazioni tecnologiche richiede una valutazione complessa e difficile, ed è tuttavia in tale rapporto che risiede la risposta certa al nostro problema.»[7].

    Se è vero che un americano su tre, perciò considerabile come essere umano tipo, è così poco istruito da non riuscire nella scrittura di una semplice lettera[8] senza commettere errori di sintassi o nell’utilizzo di una semplice calcolatrice per effettuare operazioni elementari, diventa indispensabile rendere i programmi scolastici incentrati sulla concretezza.

4 – Esercizio: Programmare la lettura di 2 ore al giorno a vita per acquisire una maggiore complessità cognitiva e una consapevolezza nell’agire.

5 – Esercizio: Comporre un testo riportante le principali esperienze personali entro la fine di ogni ciclo scolastico.


[1] (2018) Rino Masseroni. GET – Gettare nell’Evoluzione Tutto, ILMIOLIBRO, Roma 2018, pag. 53.

[2] (1964) Jean Piaget. Lo sviluppo mentale del bambino, Einaudi, Torino 1967.

[3] (1795) Condorcet. I progressi dello spirito umano, Editori Riuniti, Roma 1974.

[4] (1911) Roberto Michels. La sociologia del partito politico, Il Mulino, Bologna 1966, pag. 68-69.

[5] (1887) Emile Durkheim. La scienza sociale e l’azione, Il Saggiatore, Milano 1996, pag. 186.

[6] Testo aggiunto nel 2021.

[7] (1967) John Vaizey. L’educazione nel mondo moderno, Il Saggiatore, Milano 1967, pag. 64.

[8] (1995) Jeremy Rifkin. La fine del lavoro, Mondadori, Milano 2002.